Delitto Vaccaro, lo ha ucciso la pistola che sparò anche a Rapallo
E’ la stessa calibro 7.65 che Riccardo Turetta usò per la rapina in una tabaccheria di Rapallo, per la quale fu assolto: la Procura di Chiavari ora ricorrerà in appello. Resta ora da capire chi abbia aiutato Galastro nei giorni di latitanza.
La pistola che ha ucciso Aldo Vaccaro, una calibro 7.65, è la stessa usata a Rapallo durante una rapina in una tabaccheria di Via Mameli avvenuto il 6 maggio 2010. Lo hanno reso noto stamattina Procura e carabinieri che hanno preso parte all’indagine relativa all’assassinio avvenuto a Chiavari nella notte tra il 13 ed il 14 luglio. Il malvivente era scappato con 300 euro, dopo aver esploso un colpo finito tra i pacchetti di sigarette. Una settimana dopo fu arrestato Riccardo Turetta, assolto poi il 14 aprile di quest’anno al termine del processo di primo grado. Ma alla luce di questo nuovo elemento, e cioè l’arma gia usata nella rapina al tabaccaio, la Procura chiavarese impugnerà la sentenza di assoluzione: “Non avremmo potuto, se non fosse emerso questo importante elemento – ha spiegato il procuratore capo di Chiavari Francesco Cozzi – poiche’ la motivazione della sentenza era perfettamente in linea con le risultanze emerse in fase dibattimentale in contrasto, pero’, con quelle raccolte in fase di indagine”. E così si aggrava la posizione di Turetta, per il quale si aggiunge la rapina all’omicidio. Un delitto, quello di Vaccaro, di cui oggi Procura e carabinieri hanno voluto parlare alla stampa, a partire dal colonnello Marco Azzaro, comandante provinciale dei carabinieri: “Quando sono arrivato sulla scena del crimine ho provato una certa preoccupazione, evocava un regolamento di conti, un’esecuzione, ma poi gli elementi che abbiamo acquisito nell’immediatezza dei fatti ci hanno permesso di circoscrivere il contesto criminale ad una rapina”. Le stesse sensazioni le aveva provate anche il maggiore Oreste Gargano, comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Genova: “Dopo le prime ipotesi iniziali si era temuta anche una possibile connessione con i recenti arresti legati alla ‘ndrangheta, ma poi tutto è rientrato, anche se è stato certo è stato un crimine efferato. Ora cercheremo di acquisire quanti più elementi possibili per sostenere adeguatamente l’accusa”. A questo proposito il maggiore ha ricordato l’apporto dato dalle registrazioni delle telecamere di videosorveglianza, così come la partecipazione della collettività, elementi rimarcati anche da Cozzi, il quale ha voluto inoltre elogiare il coordinamento tra l’alttività del Pm e gli inquirenti e ribadire l’estraneità di Aldo Vaccaro al movente. Resta da capire chi abbia aiutato Galastro nei giorni della latitanza: “Cercheremo di dare una risposta nei prossimi giorni” dice il comandante della compagnia dei carabinieri di Chiavari Gianluigi Bevacqua.