Il Mundial 1982 secondo Federico Buffa: Recco inaugura la stagione degli eventi estivi

Federico Buffa

È partita ieri sera dal Lungomare Bettolo la rassegna “E-20/22 – D’Estate a Recco”, la kermesse organizzata dal Comune sotto la direzione artistica di Angelo Privitera che, insieme al sindaco Carlo Gandolfo, ha ricordato tutti i grandi appuntamenti che caratterizzeranno la ricca offerta dell’estate recchese.

Il primo cittadino ha inoltre sottolineato come la manifestazione sia in crescita e che la qualità degli artisti ed il continuo apprezzamento del pubblico abbiano portato anche ad incrementare il numero degli sponsor che investono sull’evento.

Lo spettacolo di apertura, Italia Mundial (Spagna 1982), non è uno show qualunque: ciò che vi si narra appartiene alla memoria di milioni di italiani che in quella serata straordinaria dell’undici Luglio 1982 ripresero possesso di una nazione in cui l’eco degli anni di piombo risuonava ancora molto forte.

Federico Buffa, giornalista e volto noto di Sky, ne è il grande mattatore, capace di costruire un racconto che non perde mai energia e che incolla la platea in un turbinio di volti, di emozioni, di ricordi che nessuno dei possessori di capelli brizzolati presenti cancellerà mai dalla pellicola della propria vita.

La narrazione è incentrata sulla figura di Enzo Bearzot, il “Vecio”, l’unico uomo in Italia a credere in quegli uomini non solo per loro qualità sportive, ma soprattutto per quelle umane e morali. Ha tutti contro, ma la sua coerenza nella visione di un gruppo potenzialmente vincente, lo porta a proseguire nella marcia di avvicinamento al Mundial. Non la pensa così la stampa che inizia a bersagliare lui e i giocatori, mettendo in evidenza le scarse doti di quell’armata non idonea ad affrontare la più importante delle competizioni.

Ripesca Paolo Rossi che veniva dalla squalifica di due anni per il Toto Nero, lascia a casa Roberto Pruzzo, capocannoniere del campionato, aggrega Giancarlo Antognoni fermo da quattro mesi per infortunio, mentre non convoca il fantasista nerazzurro Evaristo Beccalossi.

In una girandola di scelte sorprendenti – sottolinea Buffa – si inimica “d’emblèe” la stampa di Milano e quella della Capitale.

Federico è una macchina perfetta, duetta e cinguetta con Alessandro Nidi che guida magistralmente canto e pianoforte, balza atletico sulla pedana e dalla panchina rossa inizia a snocciolare le storie di quell’avventura incredibile. Dipinge i profili dei nostri giocatori, esaltando al tempo stesso le magnifiche doti calcistiche degli avversari, alcuni dei quali tra i mostri sacri della storia del football.

Corrono via veloci i giorni amari del girone eliminatorio, qualificati per il rotto della cuffia per aver segnato un gol in più del Camerun, quando s’addensano aspre le critiche sulla sterilità del gioco prodotto e s’inizia a presagire il disastro  contro le corazzate Argentina e Brasile.

In quel frangente accade qualcosa, la squadra entra in silenzio stampa per alcuni articoli non troppo benevoli ed altri che riportavano di un ricco super premio avuto per la qualificazione.

Il gironcino di ferro è proibitivo. Ma i miracoli accadono anche sul manto verde e l’Italia regola nuovamente l’Argentina, come aveva fatto quattro anni prima nel mondiale in casa loro. Gentile bracca Maradona e l’intera inizia a sognare, le piazze si popolano come non accadeva da anni. Una è andata, ma ora – incalza Federico – c’è la “Selecao”, in una delle sue più riuscite espressioni di forza, fantasia e potenza. Il “Vecio”, però, sa dove colpire e con chi colpire. È il giorno di Paolo Rossi che risorge e ne infila tre nella porta dei brasiliani, nonostante la formazione sudamericana abbia espresso in certi frangenti un calcio stellare e strabiliante.

La Polonia è quasi una formalità, Pablito, come mai ora tutti l’appellano, la stende con una doppietta.

E ora ci sono i panzer tedeschi. C’è il Bernabeu. C’è una nazione che vuole riversarsi ancora una volta nelle piazze e festeggiare per tutta la notte.

Gli azzurri dominano! C’è il sesto gol di Paolo, ma c’è soprattutto un episodio che rimane l’emblema di quella irripetibile avventura: l’urlo di Marco Tardelli per il due a zero. Mai prima un giocatore aveva festeggiato una rete in quella maniera: quell’urlo liberatorio, mix di gioia e rabbia, famoso al pari di quello di Edward Munch, è il suggello ad una cavalcata vittoriosa di un gruppo che non si è mai scomposto e che ha sempre creduto nei “diktat” di quello che per molti era considerato un padre, lui il “Vecio”, Enzo Bearzot.

L’allenatore che preparava la squadra seguendo i consigli di un altro friulano DOC come Dino Zoff, lui che aveva chiesto a Franco Causio di seguirlo in Spagna e al quale regalò gli ultimi tre minuti nella passerella della finale contro i tedeschi, lui fiducioso che un giovane come lo “Zio” Beppe Bergomi potesse reggere l’impatto di un esordio così delicato.

Grazie Federico per averci regalato le giocate estrose di Bruno Conti, la serietà di Gaetano Scirea, le incursioni del bell’Antonio sulla fascia.

Grazie per le immagini della felicità del Presidente Pertini e dei suoi strappi al protocollo, per averci preso per mano portandoci quarant’anni indietro, con la possibilità di riflettere sulla storia non solo sportiva di una nazione, con interessanti spunti di rilettura e approfondimento.

Prossimi appuntamenti di E-20/22 – D’Estate a Recco

22 Luglio: Dori Ghezzi, David Riondino e il Trio Amadei

Omaggio a Fabrizio De Andrè

24 Luglio: Max Gazzè