Lotta al lavoro nero a Rapallo, Santa Margherita Ligure e Cicagna

I militari del Nil, Nucleo ispettorato del lavoro, hanno compiuto una serie di verifiche mirate, accertando numerose irregolarità: nel mirino una ditta di trasporti, un bar e una ditta.

I militari del Nil, Nucleo ispettorato del lavoro, hanno compiuto una serie di verifiche mirate, accertando numerose irregolarità. A Rapallo gli ispettori hanno rilevato nel corso di due traslochi la presenza di personale a nero: in un caso si trattava di un lavoratore italiano, nell’altro di un operaio ecuadoriano. Le ditte, pur potendo ricorrere ai “voucher lavoro” per prestazioni di natura occasionale e di breve durata, hanno preferito reclutare manodopera senza alcuna forma di regolarità, incorrendo nel provvedimento di sospensione e nelle successive maxi-sanzioni. Lavoro nero anche a Santa Margherita: in un bar accertata la presenza di un individuo, intento a servire i caffè a fianco di un collega regolarmente assunto. Sospensione dell’attività e  maxi multa anche in questo caso. Ma non tutte le aziende ispezionate, una volta raggiunte dal provvedimento sospensivo per il superamento del tasso di lavoro nero del 20% (1 lavoratore su 5) decidono di regolarizzare. Come, ad esempio, è avvenuto in un piccolo albergo della zona di Cicagna: qui, da inizio stagione, il titolare della ditta insieme ad uno staff di tre collaboratori (tutti italiani) aveva iniziato a gestire l’attività, fidando sulle buone prospettive turistiche. Peccato che nessuno si fosse posto il problema di aprire le posizioni Inps e Inail o, in alternativa, ipotizzare una qualche forma di società. Completamente in nero, senza uno straccio di contratto, il terzetto ha continuato ad operare sotto le direttive del titolare fino alla verifica dei militari del Nil  avvenuta a fine luglio, che non poteva non concludersi con la sospensione dell’attività per lavoro irregolare (ben oltre la soglia prevista, addirittura del 100%) e con le relative sanzioni amministrative moltiplicate per tre. Di fronte ai verbali però il titolare della ditta ha preso una decisione singolare: piuttosto che pagare i 1.950 euro necessari alla riapertura ha deciso di chiudere l’azienda e di mandare a spasso i tre dipendenti, che adesso dovranno pure faticare per recuperare almeno le retribuzioni maturate nell’ultimo periodo.