Il rapinatore di Leivi deve rispondere di tentato omicidio

Le indagini sulla sparatoria di martedì mattina si concludono con la denuncia dell’albanese già detenuto a Modena per la detenzione illegale dell’arma, risultata essere quella che ha ferito Antonio Sanguineti.

Era in carcere, a Modena, da martedì, trattenuto per la detenzione illegale di una pistola, risultata rubata, e per la ricettazione della Seicento con la quale si muoveva, anch’essa risultata rubata, il 5 febbraio, a Scandicci. Giovedì pomeriggio, però, è stato raggiunto anche dall’ordine di custodia cautelare per tentato omicidio, rapina e detenzione abusiva di arma, firmato dal gip del Tribunale di Chiavari, Fabrizio Garofalo, su istanza del pm Paola Crispo, a coronamento delle indagini dei carabinieri di Chiavari. Il 27enne albanese, infatti, è stato riconosciuto da Antonio Sanguineti, vittima della rapina,  come l’uomo che gli aveva sparato nella sua casa, prima dell’alba, al rifiuto di consegnargli soldi e gioielli.  A supportare le accuse, anche la compatibilità della pistola “Smith e Wesson” calibro 357 con la ferita del leivese, sia le riprese dell’auto con la quale si muoveva, dalle quali era partita anche la caccia all’uomo, sino all’arresto in Emilia.