La dentiera persa dopo il colpo a Chiavari tradisce banda di rapinatori di banche

La rapina era avvenuta nel centro di Chiavari
La rapina era avvenuta nel centro di Chiavari
La rapina era avvenuta in centro a Chiavari

Quattro persone arrestate dai carabinieri grazie al dna trovato su una dentiera lasciata nell’auto rubata usata dopo la rapina alla Banca Passadore di Chiavari. Dei quattro, due erano già in carcere e uno ai domiciliari per altri episodi. Assaltavano banche usando travestimenti, tra cui vestiti da finanzieri e barbe finte.

La dentiera ritrovata su un’auto rubata usata dopo un colpo effettuato a Chiavari ha tradito la banda dei finti finanzieri, accusata di aver compiuto e tentato almeno 10 rapine fra Toscana e Liguria fra il 2015 e il 2016. Quattro le persone arrestate dai carabinieri di Savona: Claudio Russo, 42 anni, Roberto Spagnoletti, 40, Raffaele Di Tavi, 44, torinesi, e Giuseppe Prochilo, 45 anni di Rivoli, sottoposti a custodia cautelare con l’accusa di rapina, ricettazione di auto rubata e inoltre detenzione di armi, dal momento che sono state sequestrate anche quattro pistole. Russo e Prochilo si trovavano già in carcere, Di Tavi invece ai domiciliari, per altri episodi. Per rapinare le banche, usavano travestimenti, come vestiti da finanzieri e barbe finte, ma è stata una protesi dentaria lasciata sull’auto rubata utilizzata dopo la rapina compiuta nella Banca Passadore di Chiavari nel novembre scorso, a tradirli: dalla traccia di dna da essa rilevata, i militari sono infatti risaliti a uno dei malviventi, Di Tavi, e quindi ai suoi complici grazie ad intercettazioni telefoniche. I colpi attribuiti ai rapinatori sono avvenuti tra luglio 2015 e marzo 2016, fra cui quelli di Noli (27 luglio), Marina di Massa (31 luglio), Massa (7 agosto), Cecina (28 settembre), Lucca (22 ottobre), Chiavari (23 novembre) e di nuovo Cecina (28 dicembre), per un bottino di 145 mila euro. I rapinatori usavano anche auto pulite, noleggiate o prestate da amici, su cui apponevano targhe rubate e in occasione dei colpi, i mezzi per la fuga erano sempre preceduti da auto non rubate che facevano da staffetta. Cambiavano spesso inoltre le utenze dei cellulari proprio per evitare di essere rintracciati.