La difesa dell’artigiano omicida con la freccia: volevo solo intimidire

tribunale

“Volevo intimidire e non uccidere. Li ho rimproverati dopo averli visti urinare sul cancello ed è nata una discussione ma non ricordo di avere detto frasi razziste. Io razzista non sono”.

Così, sinteticamente, si è difeso, oggi, nell’interrogatorio davanti al gip, Evaristo Scalco, il maestro d’ascia, che ha lavorato a lungo anche a Lavagna, colpevole di aver ucciso l’operaio Javier Miranda Romero, 41 anni, nel centro storico di Genova, con una freccia scoccata da un arco di sua fabbricazione. Scalco è difeso dall’avvocato Fabio Fossati e ha parlato per un’ora e mezza. Alla fine, il gip, Matteo Buffoni, ha convalidato l’arresto disponendo la custodia in carcere. Come dalle parole di chi lo ha conosciuto a Lavagna, il legale di Scalco descrive un uomo normalmente lontano da ogni violenza: “Quando ho capito quanto successo sono sceso e ho provato a soccorrerlo”, è un altro passaggio dell’interrogatorio.