Mesi di violenze subite per difendere il lavoro del marito

Era vittima delle violenze una ragazza rumena, tormentata da un albanese di 32 anni. Indagando, la polizia scopre in Fontanabuona una centrale del lavoro nero in edilizia. Una squallida vicenda di violenze sessuali ha portato gli agenti del commissariato di polizia di Chiavari, coordinati dal vice questore Giannina Roatta, ad identificare una autentica centrale del lavoro nero in edilizia. Tutto parte dalla denuncia di una ragzza rumena di venti anni, che ha segnalato di essere stata ripetutamente vittima di violenze da parte di un albanese di 32 anni. I fatti avvenivano nell’appartamento in Val Fontanabuona dove la giovane viveva con il marito, entrambi clandestini in Italia: un appartamento procurato loro dallo stesso albanese, di proprietà di un imprenditore agricolo 65enne. Sia la giovane che il marito tacevano per paura che l’albanese facesse perdere loro l’appartamento ma anche il lavoro del ragazzo, anche quello procurato dall’aguzzino della moglie. L’albanese è ora denunciato per violenze sessuali.

Ed ora veniamo alla seconda parte dell’indagine. Gli inquirenti hanno infatti visitato il cantiere dell’impresa edile dove l’albanese aveva procurato il lavoro al rumeno. E’ emerso che l’uomo fungeva da reclutatore, in Chiavari, di manodopera in nero, per conto dei tre titolari della ditta, italiani, di età tra i 35 ed i 60 anni. Tutti sono stati denunciati per lo sfruttamento della manodopera straniera e per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tra i lavoratori, un rumeno di 23 anni è stato immediatamente espulso, mentre un marocchino di 33 arrestato in quanto inottemperante a decreto di espulsione.