Morte di Roberta Repetto, i difensori chiedono l’assoluzione degli imputati. La sorella Rita: «L’impianto accusatorio è granitico»

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Prosegue il processo d’appello per la morte di Roberta Repetto, la 40enne chiavarese deceduta nel 2020, due anni dopo che le era stato asportato un melanoma al Centro Anidra di Borzonasca.

Lo scorso 21 ottobre il procuratore generale aveva chiesto 16 anni di carcere per Paolo Bendinelli, 14 anni per Paolo Oneda e l’assoluzione per Paola Dora. Oggi hanno preso la parola i legali degli imputati, chiedendone l’assoluzione. Secondo quanto riferisce Rita Repetto, sorella della vittima, per i difensori Roberta avrebbe scelto in autonomia, «come i no vax». «Secondo voi – domanda Rita Repetto – Roberta ha scelto di morire a 40 anni in preda a dolori lancinanti?». La sorella si dice in ogni caso fiduciosa nelle istituzioni e confida che vengano accolte le richieste del procuratore generale. «L’impianto accusatorio – afferma – è chiaro, netto e granitico e io spero che mia sorella ottenga al più presto la giustizia che merita». Ricordiamo che in primo grado Bendinelli ed Oneda erano stati condannati a 3 anni e 4 mesi e Paola Dora era stata assolta.