Piano metropolitano rifiuti, cambio di bacino per quattro Comuni e via alle modalità per le gare
Bargagli e Davagna passano con la Fontanabuona dal bacino con il Golfo Paradiso e percorso inverso per Uscio e Avegno. Per gli affidamenti anche accordi quadro di bacino con gara gestita dalla Città metropolitana e singoli contratti per ogni Comune.
Modificati dal Consiglio metropolitano di Genova due bacini di affidamento per la gestione integrata dei rifiuti: Bargagli e Davagna passano con i Comuni della Fontanabuona lasciando quelli del Golfo Paradiso, mentre Uscio e Avegno fanno il percorso inverso. “Abbiamo accolto le richieste dei quattro Comuni – dice il consigliere delegato Enrico Pignone – anche sulla base di nuovi approfondimenti tecnici per definire la più adeguata integrazione di ogni bacino per caratteristiche territoriali, dimensioni e affinità organizzative dei tessuti urbani e dei servizi e rendere più omogenea possibile questa gestione.” La delibera approvata oggi all’unanimità è l’ultima tappa prima della discussione e del voto, la prossima settimana, sull’adozione di tutto il nuovo piano dei rifiuti e tiene conto anche di un’altra, stringente priorità: l’affidamento, per i bacini dove il servizio sia in scadenza, della gestione integrata dei rifiuti sino alla fine del 2020. L’atto votato oggi prevede che i Comuni o le loro Unioni appartenenti allo stesso bacino possano affidare il servizio anche utilizzando lo strumento dell’accordo quadro, avvalendosi per le procedure di gara della stazione unica appaltante della Città metropolitana che sottoscriverà l’accordo, mentre i Comuni e le Unioni stipuleranno i singoli contratti derivati e modulati, nelle linee generali dell’intesa, sulle proprie esigenze specifiche. L’atto votato oggi stabilisce anche gli indirizzi per la raccolta differenziata (che dovrà, con la tappa intermedia del 45% arrivare al 65% nel 2020) finalizzati a garantire le stesse percentuali di riciclo come stabilisce la legge regionale. Ogni bacino di affidamento dovrà prevedere, se non esistono già, almeno due isole ecologiche e quelli nella fascia interna del territorio con Comuni che producono una frazione organica inferiore alle 50 tonnellate per chilometro quadrato dovranno prevedere compostaggio domestico e comunque almeno due impianti di piccola taglia.