Rapallo: cade l’amministrazione

La situazione è precipitata stamattina
La situazione è precipitata stamattina
La situazione è precipitata stamattina

Si dimettono in blocco i consiglieri di minoranza, Capurro, Covre, Amoretti e Malerba: manca più del 50% del consiglio comunale che, pertanto, decade. Commissariamento e nuove elezioni a maggio.

La cosa era nell’aria ma la situazione è precipitata negli ultimi, pochi, giorni ed è già definitiva: decade, oggi, il consiglio comunale di Rapallo, e con esso, ovviamente, tutta l’amministrazione del sindaco Giorgio Costa. Questa mattina, infatti, progressivamente, dalle 9.30, i consiglieri di opposizioni e quelli che si sono distaccati dall’amministrazione si sono recati in uno studio notarile per depositare le proprie dimissioni. Il primo ad arrivare è stato Carlo Bagnasco, a questo punto probabilissimo candidato sindaco delle elezioni del prossimo maggio. Ai sei consiglieri che sono in minoranza fin dall’inizio del mandato si sono uniti, in questa opera, Armando Ezio Capurro e Giovanni Carlo Covre, ufficialmente fuoriusciti dalla maggioranza un mese fa, e due consiglieri del gruppo Udc: Carlo Amoretti e Maurizio Malerba. Il passo di questi ultimi, che, negli ultimi tempi, avevano chiesto l’allargamento della maggioranza a Gerolamo Giudice ed un mega rimpasto di giunta, è quello determinante per invertire il rapporto tra maggioranza e opposizione. Umberto Amoretti, fratello di Carlo e attore determinante della crisi di queste ore, preannuncia una conferenza stampa per illustrare le proprie ragioni. Le firme sono state portate nel palazzo comunale.

Ecco il commento di Pier Giorgio Brigati, “Un’altra Rapallo”, uno dei firmatari delle dimissioni:

“Nessuno discute la figura del sindaco in quanto brava persona, ma qui non si faceva più neanche l’ordinaria amministrazione, altro che la straordinaria”.

Si poteva procedere con mozione di sfiducia?

“Io avrei preferito, perché avrei voluto discutere pubblicamente le ragioni, ma altri non la volevano e allora abbiamo agito così, con le dimissioni collettive”.

Di voi si era parlato per un allargamento della maggioranza. Perché non si è mai fatto?

“Bisognava cercare un rafforzamento ed un recupero dei rapporti all’interno della maggioranza ma, di fatto, questa idea non è mai stata presa sul serio. Bisognava lavorarci ma da tempo, non negli ultimi quindici giorni”.