Anci Liguria, piano migranti: nessun Comune deve pagare se non accoglie

Anci Liguria, piano migranti: nessun Comune deve pagare se non accoglie
Pierluigi Vinai, direttore generale Anci Liguria

Il direttore generale di Anci Liguria Pierluigi Vinai interviene per sedare le polemiche sul piano migranti: “Nessun Comune deve pagare se decide di non accogliere migranti e l’adesione al piano è volontaria, nessun diktat”.

“Nessun Comune deve pagare se decide di non accogliere migranti e nessun diktat”: così il direttore generale di Anci Liguria Pierluigi Vinai risponde alle polemiche sul piano di accoglienza migranti proposto da Anci Liguria. “Si stanno moltiplicando strumentalizzazioni e scorrette interpretazioni, anche da parte di quegli stessi sindaci a cui quotidianamente offriamo assistenza e supporto – commenta Vinai, che aggiunge – Diversa la risposta verso le accuse e le inaccettabili personalizzazioni di alcuni consiglieri regionali, basate su informazioni distorte che possono solo creare danno ai territori e ai cittadini più suggestionabili”. Vinai chiarisce che “nessun Comune dovrà pagare se non è in grado o non vuole accogliere migranti sul proprio territorio, per motivi di carattere geografico o di valutazioni politiche e istituzionali. L’impostazione per aree omogenee prevede se mai forme di compensazione solidale, sottoforma di convenzioni e intese stipulate tra le amministrazioni locali dei comprensori individuati, relativamente a funzioni e servizi su cui i Comuni già abitualmente collaborano. L’adesione al piano che abbiamo proposto è per i Comuni del tutto volontaria – prosegue -. Il termine diktat è quindi inopportuno e infondato”. Si sfata che il Viminale abbia respinto le soluzioni ipotizzate da Anci: “Al contrario sono state accettate e apprezzate. Dal Ministero non abbiamo invece ricevuto garanzie sul limite di 6.043 migranti, ma ribadiamo ancora una volta che se questa soglia verrà superata siamo pronti a dare battaglia, interrompendo qualsiasi attività concertativa e negoziale e intraprendendo, se necessario, manifestazioni di protesta”.