Centro Anidra, “non c’era nessuna setta”. “Invece, chiese al maestro persino il permesso di chiamarci”

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Continua a far discutere, e molto, anche se in assenza delle motivazioni, che arriveranno nelle prossime settimane, la sentenza d’Appello sulla morte di Roberta Repetto.

Assolto Paolo Bendinelli, maestro del Centro Anidra, pena ridotta ad un anno e quattro mesi per il medico Paolo Oneda. In primo grado, entrambi erano stati condannati a 3 anni e 4 mesi, con riconoscimento della responsabilità di omicidio colposo. La sentenza d’Appello ha completamente ribaltato le precedenti valutazioni sulla sorte di Roberta Repetto, morta a 40 anni dopo l’operazione al neo nella cucina del centro dei Casali di Stibiveri e la mancata cura di quello che si è rivelato un melanoma maligno. Già le motivazioni di primo grado indicavano che non si poteva “prevedere la morte in conseguenza dell’asportazione del neo”, ma anche che c’era stata una macroscopica “sottovalutazione del rischio” da parte dei due imputati. Il risultato fu una condanna molto inferiore alle richieste dell’accusa ma comunque una condanna. Evidentemente, “riteniamo che sia stata esclusa l’aggravante colpa cosciente e riconosciute le attenuanti”, dicono gli avvocati di Oneda. Nel caso di Bendinelli, completamente assolto, secondo gli avvocati Alessandro Vaccaro e Francesca Pastore, “si è sciolto come neve al sole tutto il castello accusatorio che parlava dell’esistenza di una setta. Non c’era nessuna setta. La sentenza dice che il fatto non sussiste”. Molto delusa, Rita Repetto, sorella di Roberta, sul suo profilo Facebook cita De Andrè con la frase “anche se vi credete assolti, siete comunque coinvolti”. Repetto è intervenuta questa mattina a “Storie italiane”, programma di cronaca di Rai 1, e ieri a “E’ ancora Carta Bianca”. “In un momento di fragilità, ci affidiamo, perché vogliamo sentirci meglio”, ha detto Rita Repetto nel programma di Bianca Berlinguer, raccontando: “Dalle chat, abbiamo appreso che Bendinelli aveva autorizzato l’operazione al neo, dicendo di aver fatto un’analisi energetica con il suo terzo occhio. Mia sorella, a quel punto, si fidava completamente del suo maestro. A noi non aveva mai raccontato dei suoi dolori. Ci ha chiamati per venirla a prendere, dieci giorni prima di morire, e chiedendo il permesso al suo maestro, anche per essere portata in ospedale”.